Un paio di considerazioni su Gödel, su Dio e sul luogo del Senso - di Andrea Vigna



Gödel vedeva nella teoria degli insiemi, e nella matematica in genere, una forma di conoscenza "reale" e non puramente astratta o concettuale, nonostante prescinda dall'esperienza dei sensi e si basi esclusivamente sull’intuizione mentale. Similmente a Parmenide, egli concepiva la logica "formale" come unita indissolubilmente a un contenuto "sostanziale".


Un altro risultato, di cui spesso si parla a sproposito, è la dimostrazione nel 1970 dell'esistenza di Dio, inteso come ente che assomma tutte le qualità positive di un dato insieme. Tale teorema deriva dal concetto di ultrafiltro ed ha poco a che vedere con la teologia tradizionale, sebbene nascesse anche da esigenze di carattere esistenziale e religioso. Per comprendere la sua Ontologisches Beweis, ovvero la sua prova ontologica di Dio, occorre tener presente come Gödel avesse sempre avvertito l’urgenza di trovare un ordine logico-matematico da porre a fondamento dell'esistenza dell'universo.

Un tale ordine gli sembrava fosse garantito solo dalla necessità logica dell’esistenza di Dio, ossia dalla dimostrazione di un Essere che assommi in sé le qualità positive di tutti gli enti reali. Come nel primo teorema di incompletezza, Dio doveva rappresentare quella Verità che non dipende da calcoli umani, ed è perciò assoluta e non relativa. Riemerge qui l’impostazione platonica di Gödel, nonché la sua forte stima per il filosofo tedesco Gottfried Leibniz, di cui riprende la prova ontologica e la definizione di Dio come la somma perfetta di «ogni qualità semplice che sia positiva e assoluta».(da Wikipedia)

--------------------

Ora qui ci sono due considerazioni da fare:

La prima che è vero che la logica "formale" è unita indissolubilmente a un contenuto "sostanziale", ma questo focalizza assolutamente l'attenzione su quell'"unione" rivelando il ruolo di Dio come:

Ciò che, "nel" Pensiero, fornisce al pensiero umano - nella forma della logica formale - la possibilità di "unirsi" ad un contenuto "sostanziale".

Che non ha nessuna altra possibilità trans-concettuale (e NON metafisica) se non di "chiamarsi" appunto: Dio.

E la seconda relativa al fatto che Dio NON è l'ente che assomma tutte le qualità positive di un dato insieme, quella somma perfetta di «ogni qualità semplice che sia positiva e assoluta» di Leibniz - ergo assolutamente NULLA di "religioso" - bensì è l'Ente in sè che dà la "possibilità" alle qualità positive di un dato insieme di darsi come "qualità positive di un dato insieme".

Qualità che vengono poi prodotte e percepite in una forma di pensiero (il pensiero umano) che si dà appunto "come" metafisica logico-formale, "unita" indissolubilmente (da Dio) a un meta-contenuto sostanziale.

Ma perdipiù dà anche alla "somma" la possibilità di darsi come "somma", e di essere percepita come tale all'interno di un senso "coglibile" e "possibile", che deriva appunto da quell'unità di logica formale e contenuto sostanziale, da Dio stesso prodotta (ATTENZIONE: da Dio, NON dall'Essere).

Da cui si vede come tutta la riflessione di Gödel fosse ancora inscritta in una metafisica che dava per scontato il senso, e da qui quelle sue "esigenze di carattere esistenziale e religioso" e quella sua urgenza di trovare un ordine logico-matematico da porre a fondamento dell'esistenza dell'universo.

Due esigenze a dir poco assurde, ma tant'è che in molti casi, sia nel mondo della scienza che della filosofia, siamo ancora a quel punto lì.

Gödel, come tutti gli altri, non ha mai risposto alla domanda "Perchè ciò che è pensabile è pensabile?", e a questa domanda si può rispondere soltanto ponendo bene l'attenzione sulla sequenza strutturale esistentiva nella quale tutti quanti noi, uomini e cose, siamo inseriti (gettati per dirla con Heidegger) e nella quale esistiamo, e cioè:

- Il Tutto delle "cose" (gli enti).

- Il "Pensiero", che dà la possibilità ai vari tipi di pensiero di esistere ("Pensierità" e "Pensabilità").

- Il "pensiero umano", che è un tipo di pensiero con una sua struttura interna molto precisa dalla quale non si esce (Senso - Contrada - Metafisica - Essentizzazione - Nominazione - Linguaggio).

- e per ultimo il "Senso", che deriva appunto da quella "unione" indissolubile di logica formale e contenuto sostanziale, la quale fa sì che un pensiero pensato possa trovare una qualsiasi rispondenza/corrispondenza con qualcosa che abbia "di suo" e a priori la possibilità di essere pensata, e che è determinato da ciò che noi chiamiamo "Dio" proprio per isolarne il contesto significante nei confronti sia dell'Essere che del "pensiero umano", e che ovviamente svolge il ruolo fondamentale e più importante.

Dio non è quindi l'Essere, nè il Pensiero, nè la Causa: Dio è Dio e basta. Ed è ciò che consente il Senso.

Per questo rimane Dio il punto centrale sul quale focalizzare la nostra attenzione, ovviamente in termini strutturali e NON religioso-esistenziali alla Gödel, perchè tutto ciò che "esiste" è un grande gioco di strutture (ergo di senso), e l'informazione è sempre informazione "di strutture sulle strutture".